A che  serve  un Sindacato dei Fisiatri?



 

 

di Domenico Uliano

Sempre più spesso si sente affermare che il sindacato, di fronte ai profondi mutamenti economici e sociali , in atto nella nostra società, ha esaurito il suo ruolo. Ancor piú spesso le critiche si accentuano se il discorso si sposta sul ruolo reale e sulla capacitá di incidere come  propositori di idee ed innovazioni, oltre che di difensore di interessi di categoria, che spetta ancora, ai giorni d’oggi, ad un Sindacato di Medici. In questo contesto essere poi Sindacato di una categoria medica, per giunta con peculiaritá forrti e differenze notevoli sia per professione che per origini culturali come i Fisiatri, pone ulteriori dubbi e rafforza interrogativi sulla prospettiva futura della nostra categoria    e della propria rappresentanza. Non essere seduti ai tavoli contrattuali viene, tra le altre cose,  spesso citato come esempio di  fattore di debolezza e di deficit di rappresentativitá

In un  recente post sul nostro sito ( il fisiatra: quale professione, quale futuro?) alcuni di questi interrogativi venivano affrontati in un corretto parallelo con i ruoli e le radici culturali che,  una Societá scientifica del Fisiatri deve necessariamente ri o scoprire, per affrontare i cambiamenti e le sfide del prossimo futuro:  …..”””A cosa serve un Società Medica principalmente se non a far incontrare i Professionisti che lavorano nello stesso settore e nello stesso modo, a far emergere i principi essenziali per questo modo di lavorare, perché sia efficace, condiviso e riconoscibile. Mentre la Società lavorava per  la Professione e la sua crescita , abbiamo costruito al tempo stesso il Sindacato per avere lo strumento specifico per la difesa normativa  della Professione . I fisiatri possono unirsi, aggregarsi e rafforzare la Società solo se riescono a riconoscersi tra loro, se riconoscono comuni interessi, obiettivi e metodologie culturali e di lavoro . Anche se ci occupiamo di disabilità e riabilitazione in relazione a problematiche cardiologiche, muscolo-scheletriche, neurologiche, respiratorie, oppure oncologiche ovvero dell’età infantile od anziana la nostra modalità di lavoro …………… ………rimane sempre molto diversa da quella di Ortopedici, Cardiologi, Pneumologi, Reumatologi ed altri specialisti che si sono anche avvicinati a questi temi, ma rimangono pur sempre vincolati da una impostazione frammentaria e non sono riusciti a sviluppare una capacità di presa in cura della persona nel suo complesso ; talvolta questo “salto di qualità” pure avviene ed allora si percepisce la differenza culturale professionale . E’ per questo che giustamente la nostra Società non è vincolata ad una Disciplina universitaria ma solamente all’interesse ed all’impegno professionale nella Riabilitazione: questo apporto da molte fonti culturali e professionali ha contribuito a far crescere la Fisiatria e la Società .Ed in fondo oggi quando ci viene richiesto un Curriculum Professionale ci vengono richieste prima di tutto le casistiche, le esperienze professionali   che abbiamo realizzato, nonché la formazione che continuamente abbiamo sviluppato per questi impegni e per migliorarne i risultati…..”

Dunque una Societá scientifica trova le sue ragioni di essere proprio nella quotidiana esistenza di chi, da professionista, lavora nelle variegate ed assai diverse situazioi ed, in questo lavoro, ritrova gli elementi che consentono di osservare, valutare, produrre e portare ad una sintesi culturale e scientifica  lavoro ed esperienza. Ed un Sindacato deve consolidare , con una presenza costante e vigilante, le fondamenta della Professione in tutte le sedi istituzionali, Agenzie e luoghi di lavoro. E sicuramente non deve avere uniccamente la missione di stabilire tariffe e costi (sic) ,come qualche bambolotto superprotetto   potrebbe incautamente  aver pensato, protetto nella sua roccaforte, tre metri sopra il cielo. Ma sostanzia in una azione attenta e quotidiana i valori della professione, dando prospettiva e tutela ai propri iscritti.

Qualche volta, per fortuna e non solo, i Tribunali e  le Sentenze vengono in soccorso. Cosí , dopo un decennio, quella che era percepito all’epoca come la posizione estremista di chi ha alzato i toni della polemica contro chi aspirava a fare il “medico bonsai” , diventava una realtá scritta ufficialmente  in una Sentenza del Consiglio di Stato, per cui era in grado di risollevare il dibatttito e sancire alcune veritá, nel rapporto dei Fisiatri con le altre prosessioni, nel difficile mare magnum dell’abusivismo professionale.

Cosí infatti scrive il Consiglio di Stato:

 

…..””Innanzitutto, l’entità di tale autonomia ( fisioterapisti ) va precisata, nel duplice senso che essa può esplicarsi solo nell’ambito del profilo e delle competenze professionali proprie del fisioterapista e, comunque, in rapporto con le diagnosi e prescrizioni di stretta competenza medica, cioè all’interno di una preliminare individuazione del problema clinico e del tipo di risposta riabilitativa necessaria, oltre che della verifica dei risultati

Proprio facendo riferimento ai parametri normativi sopra richiamati, questa stessa Sezione ha già ritenuto che:
(i) la normativa statale in materia riabilitativa attribuisce al medico un ruolo di centralità e di responsabilità nel percorso terapeutico nell’area della riabilitazione;

(ii) nel sistema sanitario vigente le funzioni del fisioterapista sono meramente esecutive rispetto a quelle del medico fisiatra, al quale spetta la definizione del programma riabilitativo del singolo paziente e la predisposizione dei singoli atti terapeutici, di cui resta responsabile, anche se la loro esecuzione è frutto del lavoro di un’equipe della quale fa parte anche il fisioterapista;

(iii) l’art. 1, comma 2, d.m. 14 settembre 1994, n. 741, va inteso nel senso di consentire al fisioterapista di prestare la propria attività, prendendo a riferimento le diagnosi e le prescrizioni del medico, sia autonomamente che in équipe, ma solo in funzione esecutiva delle prescrizioni mediche;

(iv) non possono ritenersi lesive delle competenze professionali del fisioterapista le delibere regionali che abbiano previsto che l’accesso alle prestazioni riabilitative erogate dal S.s.n. avvenga sotto il controllo di un medico fisiatra, non solo per il profilo della individuazione della terapia, ma anche della sua esecuzione (Cons. Stato, sez. III, 12 febbraio 2015, n. 752). …………..Per quanto esposto, desumere da una generica postulazione di autonomia professionale l’automatica abilitazione dei fisioterapisti all’utilizzo di metodiche strumentali – senza adeguata motivazione – risulta manifestamente illogico, se non previa definizione di un uso di tale strumentazione rapportato agli interventi e alle competenze appropriate all’ambito professionale proprio del fisioterapista”

Ed allora un Sindacato di Fisiatri ha sicuramente ragione di esistere, oggi piú di prima, avendo peró forte  la capacitá di intravedere percorsi professionali e di tutela della salute e diventando di nuovo strumento di valorizzazione di un ambito professionale troppo importante per essere lasciato allo scorrere naturale degli eventi. Il vero problema  da  affrontare è  proprio questo:   una crisi di rappresentanza e di obiettivi  che si sostanzia in  una caduta della fase in cui lo stare insieme, il discutere con passione  si incontravano attorno a problemi ed a  obiettivi comuni e nell’interesse generale. Ciascuno sembra  proteso alla difesa del proprio specifico interesse, delle proprie specifiche buone ragioni. Signori lo specchio si è rotto ed a noi pare che  ognuno  si rifletta ora solo  nel suo frammento.  Ma non c’è domani, se non si ritrova il piacere di guardarsi di nuovo in  uno specchio comune. Altrimenti non basterá sicuramente accontentarsi di poco, magari di cambiare un nome, di fare a gara per mettere una firma, impedendo cosí   ai meno vecchi, qualche volta ancora giovani, di darsi da fare e di mpegnarsi a  spingere con entusiasmo il nostro   carro. Come una volta.

 

 

 

 

 

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  1. La funzione del Sindacato , in tutti questi anni , è stata fondamentale ( e come potrei dire il contrario essendoci stato dentro per sei anni !..) . Fondamentale per la tutela e la difesa della dignità professionale dei Fisiatri…Fondamentale perché è stata stimolo anche per la crescita culturale della Società scientifica .
    Importante è però focalizzare che le decisioni prese dalle Istituzioni in merito alle problematiche che in tutti questi anni abbiamo incontrato , per quanto riguarda la regolamentazione del nostro lavoro ed il rapporto con le altre professioni afferenti all’ambito riabilitativo , sono figlie della nostra crescita professionale e culturale e della nostra voglia ( forse un po’ scemata negli ultimi anni ) di ‘sporcarci le mani’ nell’esecuzione quotidiana anche degli atti professionali più semplici e , solo apparentemente , meno gratificanti .
    E’ questo l’approccio corretto che non dovremmo mai trascurare .

  2. mi inserisco in questa discussione per avere una chiara indicazione tecnica tecnica sul significato e valenza della recente sentenza del tribunale di stato che avete pubblicato recentemente. Che vi sia un ruolo chiave del fisiatra nell’ambito del SSN sia pubblico che convenzionato non vi sono dubbi. Il problema restano le strutture private. Questa sentenza ed altre simili cosa effettivamente cambieranno nel modus operandi di queste strutture? Sappiamo bene che l’utenza vie inviata al terapista della riabilitazione spesso solo con indicazioni di tipo sintomatologico da parte sia di medici di base che specialisti a vario titolo e fatto ancor più grave si rivolge ormai sempre più spesso direttamente al terapista, forse fuorviato dal titolo di Dottore, non sapendo che una diagnosi funzionale è cosa ben diversa da una diagnosi clinica e che soprattutto che in un concetto di presa in carico le due non possono essere scisse .
    Da leggere la risposta del presidente AIFI su ” Quotidiano Sanità del 1/2/18 che tende a minimizzare gli effetti di questa sentenza.
    Segnalo inoltre sempre sullo stesso giornale del 02/02/2018 la lettera di una terapista della riabiliatzione che si occupa dipavimento pelvico che richichiama la necessità di rivolgersi a tecnici della riabilitazione formati allo scopo, ( fin qui nulla di eccepibile) che lavorano in stretta collaborazione con lo specialista di riferimento : urologo, proctolo, ginecologo e finanche uno psicologo sessuologo omettendo, poich’ non esiste, il fisiatra. ..
    Grazie per lo spazio concessomi, buona discussione a tutti
    Dott. Fornasari Massimino Francesco
    Fisiatra -ULSS 2 Veneto Conegliano

  3. Ho apprezzato molto gli interventi dei colleghi e vorrei cercare di dare una risposta agli interrogativi che il collega Fornasari ha posto, in maniera molto lucida, al centro della discussione. La Sentenza del Coniglio di Stato, resa in sede giurisdizionale, ha innanzitutto bloccato il tentativo della Regione Sardegna di dare ai Fisioterapisti , non solo la possibilitá di fare tutto ció che si fá in un Centro di Riabilitazione, ma anche l’accesso diretto al Budget. Il Consiglio di Stato ha peró anche motivato in maniera chiare quali siano i limiti professionali del Fisioterapista nella sua possibilitá di gestione autonoma professionale. Ha inoltre esplicitamente sancito i rapporti operativi che esistono, allo stato delle Norme attuali, tra le due attivitá professionali dicendo ad esempio che: ……nel sistema sanitario vigente le funzioni del fisioterapista sono meramente esecutive rispetto a quelle del medico fisiatra, al quale spetta la definizione del programma riabilitativo del singolo paziente e la predisposizione dei singoli atti terapeutici, di cui resta responsabile, anche se la loro esecuzione è frutto del lavoro di un’equipe della quale fa parte anche il fisioterapista….
    Si tratta di parole pesanti come macigni. Adesso chi voglia proporre una azione legale su questi temi puó farlo, sulla base di quanto scritto in questa Sentenza ed, in veritá, non solo in questa, come peraltro richiamato anche nella stessa Sentenza.
    Il punto cruciale è peró, a mio avviso un altro: SERVE UN’AZIONE IMMEDIATA E SINERGICA DI SOCIETÁ SCIENTIFICHE E SINDACATI PER RIBADIRE LA NORMA IN TUTTE LE SEDI ISTITUZIONALI COMPETENTI.Senza incertezze e senza titubanze. E chi vuol capire capisca!

    1. Caro Domenico
      con me sfondi una porta aperta!! Ti sono stato vicino nel SIMFIR nazionale e conosci la battaglia che, vinta dal sottoscritto con altri Colleghi nella Regione Lazio, è stata portata, grazie a te, anche a livello Nazionale (ed anche qui, abbiamo vinto)affinché nei Centri di FKT convenzionati la figura del Direttore Tecnico fosse ricoperta solo dallo specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa. Ci ha unito e ci unisce tutt’ora la difesa della nostra identità contro figure, non sempre e non solo tecniche, ma anche contro Colleghi che ancora disconoscono la valenza della nostra specializzazione.
      Non mi esprimo a difesa di una corporazione ma voglio essere a difesa del Cittadino del SSN che ha il diritto di essere curato da chi gli garantisce, per studi e formazione, l’attenzione maggiore possibile. Tutt’ora sono impegnato in una ( ennesima direi) “battaglia” nella mia Azienda Sanitaria di Roma. Come specialista ambulatoriale e responsabile di branca e, anche questa volta, con l’appoggio del SIMFIR, con l’aiuto del SUMAI e . . . non solo, sono sicuro che ce la farò. E questa volta è contro i Colleghi di cui sopra che sarà indirizzato il mio impegno.
      Il Sindacato è servito,serve e servirà sempre!!
      Ciao Domenico.

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