La saggezza del Bar

Anno: 2024 - Vol 9 / Fascicolo: 14 / Periodo: gen-mar

Autori:

Domenico Uliano

Dir. Responsabile


Per citare questo articolo: Uliano D. La saggezza del Bar. Fisiatria Italiana [Internet]. 2024 gen-mar; 9(14): 1-2.

Correva l’anno 2001, anno che poi sarà ed è tutt’ora ricordato con tristezza dai Fisiatri italiani, e noi eravamo al Bar, con Michele ed Alessandro a sorseggiare un infinito aperitivo ai tavolini davanti al Parlamento. Infiniti, perché dovevano necessariamente durare a lungo, tutto il tempo necessario a consentirci di alzarci ripetutamente dalle nostre, invero, non troppo comode postazioni per incontrare i parlamentari giusti, quelli della Commissione o qualcuno da sempre più attento ad ascoltarci. In una parola quelli che avrebbero potuto darci una mano a mettere una pezza. Ma si sa che le pezze non sempre riescono a coprire i buchi.

Questa volta, però, il buco fatto da questi colleghi era davvero grosso e stravolgeva un intero settore, non solo per le prescrizioni di terapia fisica che sarebbero finite nel cestino, ma anche per la globale avversità di un intero settore industriale verso la nostra categoria. Quindi questi colleghi stavolta l’avevano fatta davvero grossa. Proprio i colleghi più bravi e di chiara fama, abituati, ora come allora, a frequentare i corridoi ministeriali, ad entrare nelle camere di storici funzionari e a pasteggiare a tortellini.

I LEA avevano già fatto tutti i danni possibili ed immaginabili: la terapia fisica strumentale era fin fuori dei LEA e quelle risorse potevano finalmente essere impegnate in settori più seri, nelle comunità, nelle cose più serie… altro che qualche vecchietta con l’artrosi o vecchietti con le protesi alle anche che intasano le liste di attesa!

E a noi toccava alzarci a turno dal tavolino e parlare e spiegare che la terapia fisica era efficace, che tante situazioni si risolvevano con un laser o con gli ultrasuoni e che per tante altre condizioni non serviva fare a tutti i costi gli esercizi, che esistevano prove di efficacia a favore della terapia fisica ancor di più di quante ne esistessero per tanti interventi chirurgici ortopedici o per le infiltrazioni mordi e fuggi.

Che fatica però!

Ieri invece ero al Bar a sorseggiare un caffè rigorosamente schiumato e , come spesso accade, non sono sfuggito ai saluti di un mio vecchio ed affezionato paziente, il quale, non curante che il caffè si potesse raffreddare, ha  iniziato a chiedermi, tra l’ incuriosito e l’ arrabbiato, “ma Dottore scusi io ho di nuovo quel dolore al gomito che lei  conosce. Questa volta mi ha detto il Medico che non posso fare solo gli ultrasuoni e, se voglio pagare solo il ticket, devo fare gli ultrasuoni insieme agli esercizi altrimenti li devo pagare privatamente. Mi ha detto che dal primo aprile cambia tutto. Ma perché? “

La prima cosa che mi venne in mente fu quella di raccontargli tutta la storia, di spiegargli dove era iniziato tutto questo e come era stato possibile che alcuni abbiano sparato addosso alla terapia fisica strumentale, incuranti delle origini della nostra Disciplina.

In quell’attimo mi venne una vaga sensazione di rabbia, ma poi capii che sarei stato difficilmente compreso da quel caro e vecchio paziente, e preferii dirgli soltanto, con l’affetto che si deve alle persone per bene “Signor Mario lo beviamo un caffè insieme?”

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