L’INCLUSIONE SCOLASTICA E IL LAVORO MULTIPROFESSIONALE.



di Carla Rossella Cavallo

 

In tutti questi anni di lavoro come insegnante di sostegno, ho avuto la possibilità di mettermi alla prova affrontando spesso situazioni nuove e patologie nuove.

In più situazioni il mio lavoro era affiancato dal lavoro riabilitativo in maniera multidisciplinare. Per riabilitazione multidisciplinare io intendo la collaborazione di più esperti rivolti allo stesso o più obiettivi.

Solo collaborando con sinergia e professionalità si ottengono ottimi risultati.

Le mie collaborazioni mi hanno sempre vista interfacciare con medici, logopedisti, psicologi, terapisti della rieducazione posturale e del movimento e dell’alimentazione .

Nel mio bagaglio ricordo con molto piacere, in modo emozionante e con passione, il lavoro svolto in equipè per un bambino.

Lo chiamerò Romeo, lo conobbi che frequentava la seconda elementare, ma aveva 9 anni anziché 7, era un bambino speciale non solo per le sue difficoltà, ma anche per il suo vissuto sin dalla nascita.

Romeo alla nascita è stato abbandonato dai suoi genitori perché è stata riscontrata la sua diversità con tutte le problematiche alle quali andava incontro.

Oltre all’abbandono, ha subito dovuto essere forte per sopportare diversi interventi al cuore, altri per l’alimentazione e così ha trascorso i suoi primi due anni ospedalizzato con l’amore del personale medico, fino a che una famiglia ha deciso di prendersi cura di lui e così Romeo si è trovato circondato da 3 fratelli grandi che lo coccolavano e due splendidi genitori che si prendono cura di lui, affrontando tutte le cure a lui necessarie.

Romeo è affetto dalla sindrome di George e anche l’alimentazione che è un bisogno primario istintivo, per lui era un’enorme difficoltà. Con l’aiuto del centro di alimentazione di Roma alla fine della seconda della scuola primaria cioè a 10 anni, Romeo ha iniziato a masticare. il lavoro è partito dalle basi cioè dal provare le sensazioni, ai movimenti, la coordinazione, la respirazione, … .

Durante l’anno scolastico è stato svolto tutto il lavoro linguistico, di impostazione fonologica e di esercizio nei movimenti e nell’emissione dei suoni, che avevano anche un’associazione grafica fino a terminare con la fusione e la produzione dei suoni.

Questo lavoro è stato possibile grazie al lavoro sinergico con la logopedista, con la quale avevamo concordato incontri di ritorno e confronto ogni 2 mesi.

A causa dei problemi al cuore Romeo presentava difficoltà anche nella sfera motoria, postura con spalle scese e curve in avanti, deambulazione lenta e con difficoltà nel piegare le ginocchia e nel portare anche un semplice peso oltre ad una coordinazione manuale difficoltosa.

Anche in questa situazione per aiutare Romeo ho utilizzato il supporto degli specialisti e dei metodi pedagogici clinici applicabili nel contesto. Attraverso strategie di giochi, che sono stati realizzati durante le ore di motoria insieme al gruppo classe oppure in alcune ore didattiche come lavoro individuale ma interdisciplinare, perché associavo il gioco ad un apprendimento di italiano o matematica, sono riuscita a far raggiungere il doppio obiettivo, cioè l’obiettivo motorio (es. saltelli a piedi uniti) e l’obiettivo di apprendimento della matematica ( es. Contare in ordine progressivo e regressivo).

Dalle varie esperienze come insegnante e dal lavoro come pedagogista clinico, posso affermare che il lavoro multidisciplinare è fondamentale per aiutare le persone in difficoltà. La collaborazione non va percepita come un sottovalutare o scavalcare il lavoro dell’altro, ma come lo sforzo di più persone per il raggiungimento di un obiettivo di benessere del bambino, che deve trovarsi al centro dell’impegno di tutto il team.

Cavallo Carla Rossella

 

 

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