VERSO UN ULTERIORE FEDERALISMO REGIONALE: non me piace sto presepe



V

David Antonio Fletzer

Sono consapevole di andare controcorrente come i salmoni che poi fanno una brutta fine ma nella vita professionale mi sono sentito spesso un cane sciolto e quindi da pensionato continuo ad essere ancora di più fuori del coro (la stampa e le varie televisioni parlano pochissimo o per niente di questo argomento), ribadendo che nel 2001 il 64% degli italiani sbagliarono ad approvare la riforma del Titolo V della Costituzione voluta dai governi di sinistra di quella epoca ed ora si continua a perpetrare quell’errore riconoscendo ad alcune Regioni i poteri aumentando le loro autonomie, in base agli articoli 116 e 117 della Costituzione.

E quali dovrebbero essere queste autonomie?

  1. Rapporti internazionali e con l’Unione europea 
  2. Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario 
  3. Previdenza complementare e integrativa 
  4. Grandi reti di trasporto e di navigazione 
  5. Istruzione con riferimento sia alle norme generali che alla corrispondente materia concorrente.

Se penso a quello che ci è costata l’Unità d’Italia ed alla infamia del trattato di Osimo, firmata da Rumor nel 1975 con la Iugoslavia dopo trattative segrete su cui fu tenuto all’oscuro lo stesso Parlamento, con cui abbiamo abbandonato le popolazioni italiane istriane (facile ora commemorare gli italiani morti nelle foibe senza ricordare quello che le popolazioni di origine italiane hanno dovuto subire in tutti questi decenni in quelle “nostre” terre) non riesco a capire “sto presepe” come direbbe il grande Eduardo.

Nel periodo in cui partecipavo a riunioni sindacali tornavo a casa, dopo gli incontri nazionali, sempre particolarmente depresso in quanto sentivo su singoli specifici argomenti le grande variabilità regionali che a volte erano maggiori di quanto potessero essere le sanità di altre nazioni.

Non possiamo ignorare che già ora piuttosto che un SSN esistono 21 SSR e quindi cosa dovremo aspettarci con questa nuova autonomia. Accordi fra la Lombardia e la Russia sul loro interscambio? Oppure accordi fra la Romagna e la Croazia su nuove linee marittime? O nuovi sistemi educativi in regimi scolastici differenziati? O nuovi sistemi tributari per i nostri concittadini di quelle Regioni? Ecc….

Per me queste prospettive sono pericolose ed in un continente dove sono più sentite le necessità autonomistiche di Barcellona rispetto alla idea di una grande e solidale Europa che possa confrontarsi con le grandi potenze mondiali e mi sembra che sia un tornare indietro.

Mi è sempre piaciuta la storia per cercare di capire il presente e forse intuire il futuro ma, pur riconoscendo i meriti di quelle realtà istituzionali, non mi riconosco nell’Italia dei Ducati o Principati e pur amando il Vaticano ritengo che sia molto meglio vivere nella Roma della Repubblica italiana che in quella dello Stato Pontificio.

E parlando di autonomie regionali abbiamo visto, da fisiatri, come le linee guida nel 98 siano state applicate con molta lentezza ma specialmente con una variabilità che spesso ha snaturato le stesse idealità iniziali e difatti ero molto concorde quando la Conferenza Stato Regioni approvò il Piano di Indirizzo per la Riabilitazione il 10/2/2011 proponendo “a livello nazionale iniziative adeguate di osservazione e monitoraggio delle fasi di implementazione del Piano di indirizzo per la riabilitazione da parte delle amministrazioni regionali” ovvero un Osservatorio che avrebbe dovuto per il Ministero procedere al monitoraggio delle fasi di implementazione del Piano di indirizzo per la riabilitazione a livello nazionale e nell’ambito dei singoli Servizi sanitari regionali, fornire ogni supporto di natura organizzativa e tecnico-scientifica alle Regioni richiedenti ai fini della migliore applicazione del Piano, anche tramite la costituzione di gruppi di lavoro al fine di esaminare specifici argomenti e settori oggetto del Piano. L’Osservatorio sarebbe dovuto essere costituito da rappresentanti delle Amministrazioni centrali e delle autorità territoriali interessate, nonché rappresentanti del mondo dell’associazionismo, del terzo settore, dell’istruzione e degli enti di ricerca e dell’università e degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, in relazione alle competenze e conoscenze specifiche sul campo e ai contributi conoscitivi che avrebbero potuto offrire oltre che da rappresentanti delle organizzazioni sindacali delle categorie interessate. Purtroppo l’Osservatorio non si costituì per il terremoto politico che si svolse in quell’anno e successivamente ben pochi se ne ricordarano, peccando nel non sollecitarlo più.

Mi piace rammentare a me stesso che le prime tre Regioni che hanno sottoscritto accordi preliminari sono state l’Emilia Romagna, la Lombardia ed il Veneto (in queste ultime 2 Regioni si è svolto anche un referendum il 22/10/17) ma questo “vento” ora ha coinvolto anche Campania, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Toscana ed Umbria, che hanno avviato i negoziati con lo Stato su diverse materie, tra le quali la stessa sanità. Ma anche la Calabria, la Basilicata e la Puglia hanno avviato purtroppo tale percorso.Insomma è legittimo che certe Regioni chiedano più poteri ma ritengo che lo Stato debba tutelare gli interessi di tutto il popolo e come sappiamo, già ora – il 15 febbraio 2019 è prevista la sottoscrizione dell’intesa con il Governo e le Regioni del nord che si sono mosse per prima-senza ulteriori autonomie, per esempio nella sanità gli strumenti che i Ministeri hanno (vedi i LEA) sono, secondo me, insufficienti per dare una risposta univoca in tutto il territorio nazionale in quanto non è giusto che ci siano sanità di serie A o C, che costringono molti a faticosi e dispendiosi viaggi per avere risposte che le loro Regioni non garantiscono.

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  1. Fletzer dice molte cose importanti e che condivido.
    Aggiungo solo un argomento per ribadire che “non piace nemmeno a me questo presepe” :quale giudizio si può dare delle Amministrazioni Regionali dopo decenni di confusioni e contrasti legislativi (tra loro e con lo Stato) sulla Sanità, Trasporti,Manutenzione del territorio,Formazione professionale,Cultura…?
    Hanno fatto uffici all’estero,grandi ed inefficienti burocrazie in Italia,pletorici Consigli e Giunte più costosi del Parlamento e poi continui scandali su rimborsi,spese pazze,tangenti e collusioni di ogni genere. Nulla di paragonabile ai pur grandi difetti di Comuni e Province. Ed oggi si pensa di affidargli ancora maggiori poteri ? Non sarebbe megli prima riformarle e trovare un reale livello di collaborazione nazionale?

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