A MUSO DURO Campioni di vita

Anno: 2022 - Volume 7 / Fascicolo: 7 / Articolo: 9 / Periodo: apr-giu

Per citare questo articolo: Famiglia Maglio. A muso duro - Campioni di vita. Fisiatria Italiana [Internet]. 2022 Apr-Jun;7(7):33-37. Disponibile su: https://www.fisiatriaitaliana.it/a-muso-duro-campioni-di-vita

Riceviamo dalla famiglia Maglio e, con piacere, pubblichiamo, dando appuntamento ai nostri Lettori su RAI UNO, il giorno 16 MAGGIO in prima serata

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MARCO PONTECORVO

una produzione 

RAI FICTION – ELYSIA PRODUCTIONS srl 

in collaborazione con 

L’Alveare Producecinema

Tratto da una storia vera

Tv movie 

CAST ARTISTICO

Antonio Maglio                                          FLAVIO INSINNA     

Tiziana                                                        PAOLA MINACCIONI

Stella                                                           CLAUDIA VISMARA

Michele                                                      FRANCESCO GHEGHI

Giovanni De Righi                                     MATTEO BIANCHI   

Umberto                                                     SIMONE CIAMPI

Arnaldo                                                       DANIELE LA LEGGIA        

Ginevra                                                       FRANCESCA PARIS

Maria                                                           TITTI NUZZOLESE

Silvia                                                            LIVIA ANTONELLI                                     

Aurora                                                                     MARIA CHIARA DEL NINNO

Presidente INAIL                                     LUIGI PETRUCCI

On. Zinacchi                                               MASSIMILIANO FRANCIOSA       

Avv. Guastalla                                                         FRANCESCO MEONI        

Massimo De Righi                                      ROBERTO ATTIAS

Navarra                                                       MASSIMO WERTMÜLLER             

Giordano Dezza                                         LUCA ANGELETTI                         

Pizzaruto                                                     RENATO MARCHETTI                               

Crediti non contrattuali

CAST TECNICO

Regia                                                     Marco Pontecorvo

Soggetto                                         Paolo Bianchini, Stefano Bussa

                                                             Valeria Doddi

Sceneggiatura                              Grazia Giardiello, Roberto Jannone

                                                              Marco Pontecorvo 

Direttore della fotografia               Vincenzo Carpineta AIC 

Scenografia                                            Stefano Giambanco e Priscilla Rossi Pavolini

Costumi                                        Daniela Ciancio

Montaggio                                    Alessio Doglione

Musiche                                         Francesco De Luca e Alessandro Forti 

           Edizioni Musicali RAI COM

Fonico                                          Massimo Simonetti

Organizzatore generale                          Marcantonio Borghese

Produttori Rai                               Lorenza Bizzarri, Federica Rossi

Prodotto da                                            Rai Fiction – Elysia Productions Srl 

                                                             in collaborazione con L’Alveare Producecinema

Crediti non contrattuali

 LA STORIA

Il tv movie racconta l’edificante storia di Antonio Maglio, medico e dirigente dell’INAIL, che dedica la vita intera al pieno recupero delle persone disabili. Partendo dall’idea che lo sport possa essere un potente ed essenziale strumento riabilitativo, alla fine degli ‘50 il professor Maglio crea una struttura all’avanguardia apprezzata a livello nazionale e internazionale, che si distingue per la capacità di recupero fisico e psichico dei paraplegici: cambiando completamente il metodo di cura ridà loro una motivazione per vivere nonostante la malattia. Il passo successivo è nel 1960, quando il medico dirigente dell’INAIL riesce a far disputare a Roma la prima Paralimpiade del mondo, sfruttando gli impianti sportivi costruiti per le Olimpiadi appena concluse. Con pochi mezzi e superando difficoltà di ogni genere, immagina, concepisce e organizza un Torneo Internazionale ribaltando il concetto di disabilità: fa’ uscire dall’ombra e pone per la prima volta al centro di una grande manifestazione sportiva persone con handicap fisici. A quell’evento parteciparono quattrocento atleti provenienti da ventitré nazioni e cinquemila persone seguirono con passione le gare: tiro con l’arco, giavellotto, pallacanestro, nuoto, scherma. Per la prima volta degli “invalidi”uscirono dai luoghi dove prima vivevano confinati per mostrarsi al mondo come uomini e donne, integri e orgogliosi dei risultati raggiunti. E per la prima volta il mondo li guardò come tali. 

A Muso Duro racconta la nascita di un progetto che molti considerarono folle. Folle perché negli anni ’50 essere vittima di una grave menomazione significava perdere lavoro e ruolo sociale. Perdere non di rado anche gli affetti per venire relegati in un limbo vuoto, essere peso e vergogna per le famiglie, oggetto di pietà o di scherno. 

Una giovane donna affianca il nostro protagonista in questa scelta che si rivelerà decisiva per lui e per un infinito numero di persone colpite da invalidità negli anni a venire. Si chiama Maria Stella e il loro rapporto è destinato a mutarsi in amore. 

Questa è la storia anche dei ragazzi che a Villa Marina, il centro riabilitativo davanti al mare di Ostia, trovarono in Maglio molto più di un medico illuminato: trovarono un padre. Molti di quei suoi ragazzi si sposarono, qualcuno ebbe figli o li adottò, si aprirono a una vita piena proprio quando una vita pensavano di non poterla più avere.

ANTONIO MAGLIO: UN’ECCELLENZA ITALIANA

Se oggi milioni di persone in tutto il mondo seguono con passione le gare Paralimpiche e si emozionano di fronte alle immagini degli atleti, lo dobbiamo in buona parte ad un medico italiano, il Dott. Antonio Maglio (Il Cairo, 8 luglio 1912 – Roma, 1988).


Una vita a “muso duro” 

Ha dedicato la sua vita e la sua professione alla cura e riabilitazione di pazienti con disabilità.  Entrando in contatto con giovani pazienti con disabilità fisiche, scoprì che le uniche cure prestate loro prevedevano la somministrazione di farmaci per tenere sopiti dolori fisici e psicologici mentre non veniva prospettato nessun tipo di futuro. Così iniziò a studiare cure ed approcci assolutamente innovativi. 

Come medico dell’Inail fu incaricato, nel 1957, della direzione del Centro Paraplegici di Ostia “Villa Marina” dove poté mettere in pratica i suoi studi. Con le sue ricerche e le sue metodologie innovative riuscì a cambiare l’idea che gli altri avevano dei disabili e anche la percezione di sé dei disabili stessi. Per conseguire il suo obiettivo Maglio usò lo sport, l’arte e la musica.

Al Dott. Maglio, alla sua dedizione, al suo genio visionario e concreto allo stesso tempo dobbiamo la nascita delle moderne Paralimpiadi. Fu infatti sua l’intuizione di associare i Giochi di Stoke Mandeville (giochi per disabili che si svolgevano dal 1948 in Gran Bretagna, grazie all’operato del Dott. Ludwig Guttmann), alle Olimpiadi, rendendo di fatto quelle che erano delle gare con un pubblico ristretto ed uno scopo più terapeutico che sportivo, un grande evento mondiale, destinato ad abbattere barriere fisiche e mentali, a scardinare pregiudizi e a cambiare la percezione della disabilità, contribuendo in maniera fondamentale a migliorare la vita di centinaia di migliaia di persone. 

Grazie all’impegno, alla passione, alla competenza, alla lungimiranza del Dott. Antonio Maglio, l’Italia può fregiarsi di un grande primato: quello di aver organizzato ed ospitato quelli che sono considerati  i primi giochi Paralimpici della storia, quelli di Roma 1960. 

NOTE DI REGIA

La storia del Dott. Maglio, dei suoi ragazzi e della nascita di quelli che sono stati considerati i primi Giochi paralimpici (1960) nell’Italia del boom economico mi ha immediatamente catturato.

L’Italia era una nazione che stava tentando di rimettersi in piedi dopo la guerra; da una parte un mondo rurale e dall’altro la modernità che avanzava: palazzi, macchine e tanto altro. 

In quella società in piena trasformazione i disabili erano visti come persone da nascondere, un peso per le famiglie e per la società. La maggior parte di loro era considerata come rotelle di un ingranaggio nato male o che si era rotto durante il percorso e per quei “poveretti”, come spesso venivano chiamati, c’era ben poco da fare se non trattarli in cronicari e lasciare che il loro destino si compisse nel giro di poco. L’idea di Maglio, all’epoca fuori dagli schemi, di recuperare attraverso lo sport queste persone, ridando loro fiducia e rendendole un esempio da seguire per poi reinserirle nella società, nasce dalla sua convinzione che la vita non poteva finire a causa di una malattia o di una menomazione. Di questo trova riscontro nello studio e nella successiva amicizia con il Prof. Ludwig Guttmann, neurologo tedesco, scampato ai campi di sterminio nazisti e approdato in Gran Bretagna dove comincia a lavorare sul recupero dei soldati proprio attraverso lo sport. Maglio amplia questi primi studi, si rivolge non solo al mondo dei reduci, ma al recupero di tutti i disabili mielolesi. Sostenuto dall’INAIL, apre un centro riabilitativo e, dopo aver liberato dalle gabbie dei gessi i suoi pazienti, li allena lui stesso insieme ad altri insegnanti. Ma non si ferma lì: come un ingegnere inventa macchine per il recupero motorio e per rompere le barriere che ne impedivano il reinserimento. Nascono così bus con pedane idrauliche e barche attrezzate.

Ma Maglio aveva la capacità di vedere i suoi pazienti nel loro insieme, quindi si fa coadiuvare anche da psicologi e sessuologi.

Ma per il completo reinserimento bisognava cambiare la mentalità vigente, ribaltare l’idea che fossero persone da compatire ed emarginare per considerarle, invece, persone da ammirare, anzi straordinarie, con tutti i diritti ed i doveri di cittadini “normodotati”.

È qui che nasce l’idea di agganciare ai Giochi Olimpici degli altri Giochi, quelli di Stoke Mandeville organizzati da Guttmann, per farli diventare delle Paralimpiadi, grazie anche al supporto dell’Inail.

Sintetizzata così sembra che sia stata un’impresa facile, ma non lo è stata affatto. Maglio era bloccato, aveva perso fiducia nella medicina a causa della perdita di un figlio. Si è dovuto scontrare con i ragazzi che avevano perso le speranze di vita e con le istituzioni e la mentalità chiusa della società.

Con Flavio ci siamo trovati davanti un personaggio complesso: di grande umanità ma ruvida, cosciente della sua competenza, diretto, chiuso sentimentalmente, capace di vedere “oltre” e di grandi slanci.  Flavio conosceva bene quel mondo perché suo padre era medico, collaborava con l’Istituto Santa Lucia per il recupero e il reinserimento dei disabili attraverso lo sport. Da piccolo aveva anche accompagnato la nazionale paralimpica ai Giochi che ebbero luogo in Canada.

Quindi Flavio aveva già quell’attenzione e sensibilità in comune con il nostro personaggio per cui bisognava andare a ricercare gli altri lati e le sfumature della personalità del nostro dottor Maglio.

È stato un bel percorso per entrambi, Flavio ha anche dovuto forzarsi per raggiungere le caratteristiche più lontane dalla sua umanità, ma credo che siamo riusciti a portare in scena quello che era lo spirito del protagonista di questa storia straordinaria.

Il cast di ragazzi con la loro energia ci ha fatto divertire sul set e ha portato un’aria leggera in una storia che apparentemente potrebbe sembrare di tinte più drammatiche. Ognuno di loro ha dato tanto e ci siamo divertiti a costruire personaggi tutti diversi tra di loro. È stato incredibile come siano riusciti a imparare le varie discipline e a far loro la gestualità dei disabili. Questo grazie anche alla collaborazione che abbiamo avuto con il Santa Lucia e con le varie federazioni paralimpiche.

I piccoli ruoli sono stati tutti ricoperti da ragazzi disabili, esperti nelle varie discipline sportive, e lo scambio e l’amicizia nati con il nostro gruppo di attori è stato importantissimo per il realismo della messa in scena. Era diventato un vero gruppo e ognuno dava consigli all’altro sia sul lato recitativo che sull’esperienza sportiva o vissuta.

A completare il quadro la presenza di Claudia Vismara e Paola Minaccioni.

Claudia aveva l’anima giusta per interpretare Stella. Combattiva, idealista ma anche dolce, con un viso e un portamento che erano giusti per quegli anni. Paola aveva l’ironia e la profondità per interpretare Tiziana, esperta caposala capace di confrontarsi con i pazienti, ma anche di affrontare nei momenti difficili e di contrasto, il nostro Maglio.

Massimo Wertmüller è una sorta di padre putativo del nostro protagonista. Devo dire che lo ha fatto portando con sé una sua ironia e leggerezza che aiutano la storia.

Purtroppo non posso citare tutti, ma devo dire che sono rimasto veramente contento di tutte le interpretazioni.

Per ciò che riguarda lo stile abbiamo cercato di essere sobri per non cadere nel rischio della retorica visto l’argomento drammatico che stavamo trattando.

Scenografia e costumi hanno reso benissimo l’idea dell’epoca grazie a un grande lavoro di ricostruzione basato su tante ricerche.

La fotografia: volevamo riprodurre atmosfere vere ma con libertà, che aiutassero lo spettatore ad entrare nelle situazioni e a viverle in pieno. Parlo per esempio dell’entrata della luce nelle camerate. È il ritorno alla vita ed è e deve essere abbagliante come un’emozione che ti travolge. E così anche per altre situazioni drammatiche dove l’atmosfera fotografica era importante.

La macchina da presa è stata sempre al servizio della storia mai alla ricerca di qualcosa che ci facesse percepire l’artificio.

Strano è stato pensare la messa in scena con le limitazioni delle sedie a rotelle. Non parlo solo degli spazi e delle difficoltà di movimento ma anche di un semplice abbraccio.

Infine sono contento che una storia così importante abbia visto la luce e spero che siamo stati capaci di raccontarla in tutte le sue sfaccettature umane e sociali.

Ringrazio Maria Stella Calà Maglio, Rai, CONI, CIP, INAIL, Fondazione Santa Lucia e tanti altri senza i quali questa bella avventura non sarebbe stata possibile.

                                                                                                                     Marco Pontecorvo

guarda su RaiPlay:

https://www.raiplay.it/programmi/amusoduro-campionidivita

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3 comments
  1. Grazie per aver ricordato la storia di questo grande uomo, visionario, coraggioso e tenace. E le origini difficili di un nuovo, per allora, modo di progettare la riabilitazione, per dare futuro e vita nella disabilità . Cosa tanto naturale per noi adesso.

  2. Antonio Maglio ha avuto la brillante idea di dare importanza e la possibilità di vivere la vita tra virgolette normale alle persone sfortunate con problemi.Prima degli anni sessanta le persone Down o persone meno abili vivevano chiuse in casa,nascoste perché anche i loro parenti si vergognavano di loro.Maglio era un Angelo vero!

  3. Ringraziando , di seguito l’invito che abbiamo ricevuto dal Comune di Fiorano Modenese :

    Gentilissimi,
    Domenica 5 giugno 2022 inaugureremo nel nostro comune il nuovo Palasport intitolato al Dott.Antonio Maglio, fondatore delle paralimpiadi.
    Trasmetto pertanto in allegato lettera di invito a nome del Sindaco di Fiorano Modenese, Francesco Tosi.
    Un cordiale saluto.
     
    Francesca

    Segreteria del Sindaco
    Comune di Fiorano Modenese
    Tel.0536/833205 – Fax.0536/830240
    e-mail: sindaco@fiorano.it

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