Antonio Maglio e le Paralimpiadi, intervista a Maria Stella Maglio

Anno: 2021 - Volume 6 / Fascicolo: 4 / Articolo: 5 / Periodo: lug-set

Autori:

David Antonio Fletzer, Domenico Uliano


Per citare questo articolo: Fletzer DA, Uliano D. Antonio Maglio e le Paralimpiadi, intervista a Maria Stella Maglio. Fisiatria Italiana [Internet]. 2021 lug-set;6(4):10-22. Disponibile su: https://www.fisiatriaitaliana.it/antonio-maglio-e-le-paralimpiadi-intervista-a-maria-stella-maglio

“Avete emozionato gli italiani. Vi sono momenti in cui lo sport assume significati più ampi. Il nostro Paese è in ripresa, si è sentito rappresentato, si è sentito coinvolto da voi”. Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella ricevendo al Quirinale gli atleti olimpici e paralimpici. Questa è stata una grande estate per lo sport”.

“Concludo sottolineando – ha detto ancora Mattarella – che voi siete stati squadra, avete dimostrato amicizia e integrazione tra di voi, e avete sollecitato attenzione allo sport e a praticare lo sport”

Integrazione ed inclusione dunque grazie allo sport ed al movimento paralimpico, che ha coinvolto, nelle settimane recentemente trascorse, una intera nazione a fare il tifo per una nazionale italiana che ha regalato a tutti noi rmozioni e gioie.

            Le 69 medaglie delle Paralimpiadi di Tokyo rappresentano una tappa importante nel cammio delle Paralimpiadi ed anche una pietra miliare  nella realizzazione di quella che é stata la grande visione ed opera  di Antonio Maglio.

Fisiatria Italiana ritorna a scrivere sull’argomento , dopo precedenti articoli curati da David Fletzer che ha “condiviso” con Maglio la storia del primariato del CPO di Ostia, proponendo ai propri lettori una intervista con la Signora Maria stella, ricca di spunti e ricordi affettuosi. 

RINGRAZIAMO INOLTRE LA FAMIGLIA PER LA SPLENDIDA GALLERIA FOTOGRAFICA CHE CI HA FORNITO.

Qual è il più bel ricordo che ha del professor Maglio?

La sua presenza avvolgente, affettuosa, protettiva, da me apprezzata per la tanta discrezione e libertà. Il suo spirito vive in me grazie ai suoi amati atleti che quando scendono in campo gli rendono l’onore che merita;

  • Cosa ha provato quando il Presidente Mattarella ha ricordato il prof. Maglio come antesignano dell’importanza della sport-terapia in una realtà scientifica che spesso ha ignorato il ruolo di suo marito?

Le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica, dott. Sergio Mattarella, il 22 giugno 2016 in occasione della cerimonia di consegna della Bandiera agli atleti italiani in partenza per i Giochi Olimpici e Paralimpici di Rio de Janeiro 2016 hanno rappresentato, per me, un importante e doveroso riconoscimento all’operato di Antonio Maglio,un “tuffo al cuore” euna emozione indescrivibile, perché, per la prima volta un “Capo dello Stato” ha esplicitamente nominato, peraltro in presenza degli atleti olimpici e paralimpici, ANTONIO MAGLIO, colui al quale si devono le Prime Paralimpiadi della Storia. Una personalità, per molti aspetti poco conosciuta, che dedicò la sua vita al reinserimento di uomini e donne con gravi disabilità.

Meritano di essere citate testualmente le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica: “Le Olimpiadi di Roma del 1960 hanno lasciato un segno ulteriore, importante nella comunità internazionale: le prime Paralimpiadi. Tutti gli altri Giochi hanno poi seguito quell’esempio e le Paralimpiadi sono ora una realtà ufficiale, attesa. Ma quella del 1960, dovuta ad Antonio Maglio, fu una scelta da precursore, da avanguardia”.  Per questo onorevole e illustre atto, il Presidente Mattarella, avrà per sempre la mia più profonda stima e riconoscenza, in quanto ha denotato una elevata sensibilità e attenzione per il benessere dei concittadini che si distinguono e operano a favore del paese. 

  • Che cosa ha rappresentato il Centro Paraplegici di Ostia per il professore ma anche per Lei?

Il Centro Paraplegici INAIL di Ostia “Villa Marina” (all’epoca secondo Centro in Europa) fu inaugurato il 1 giugno del 1957 a Ostia grazie all’INAIL stesso e al suo meritevole funzionario. Antonio Maglio, infatti, sottopose alla stessa istituzione un progetto illuminato e lungimirante di sport-terapia, già praticata con successo da Ludwig Guttmann in Gran Bretagna. Ma Maglio non ha traslato, semplicemente, quanto fatto da Guttman ma ampliò notevolmente i programmi sanitari e il ventaglio delle discipline praticate includendo: nuoto, pallacanestro, tennis da tavolo, lancio del peso, tiro con l’arco, scherma e corsa in carrozzina. Con uno staff di professionisti altamente selezionato tra le varie attività, cominciò anche a curare, personalmente, con amore, dedizione e passione, la preparazione degli atleti più capaci. Stava prendendo forma, nella sua mente quel Progetto che, solamente dopo tre anni avrebbe portato alla grande avventura Paralimpica di Roma, quindi alla “rinascita” della persona disabile, cioè “ALLA VITA”. 

Il Centro per me ha rappresentato 
un “SALVAVITA”

e per ANTONIO MAGLIO 
anche la sua “famiglia”.

  • Avrebbe mai creduto che la visione del professor Maglio di una Paralimpiade sarebbe potuta diventare un evento così importante e sentito come realmente è stata la Paralimpiade di Tokyo?

Francamente NO, solo con il tempo ho compreso la lungimirante ed epica impresa compiuta da mio marito, affondando la mia mente nei suoi lavori scientifici, nei suoi umani comportamenti non operando alcuna censura tra vita e lavoro nei confronti della sua primaria Famiglia… Ricorderò sempre ciò che mi disse testualmente il giorno del nostro matrimonio un suo diretto collaboratore: “Signora, Lei ha sposato un Cesare, ma dovrà scoprirlo da sola…”. Mai ho più sentito una verità come questa. Le Paralimpiadi di Tokio 2020, pur in condizioni disagiate date dalla pandemia, hanno dimostrato di cosa sono capaci di raggiungere i nostri atleti paralimpici, superando se stessi. La dimostrazione di ciò sono le medaglie e i traguardi, anche mondiali, altamente meritati suscitando la sincera e profonda emozione da parte di tutti, per non parlare di quella provata dai nostri atleti che hanno raggiunto il podio. Sono molto compiaciuta con gli atleti e con tutti coloro che in questi giorni, grazie alla Rai, dichiarano questo Mantra; significa che “il messaggio”, grazie alla comunicazione, sta passando ripetutamente. Un applauso di cuore alla comunicazione che sinceramente contribuisce in maniera determinante all’abbattimento delle barriere culturali che ancora si fanno sentire.

Con Tokyo 2020 l’opera epica di Maglio ha dimostrato al mondo che la persona disabile, attraverso la pratica sportiva – Sport-Terapia – è portatrice di “Normalità e di Rinascita”.

Vorrei abbracciare, con tutto il mio cuore, tutti gli atleti paralimpici partecipanti che hanno reso onore all’Italia e ai “medagliati” un grazie speciale per l’onore di essere saliti sul “podio” regalandoci l’ascolto ripetuto del nostro amato Inno.

  • Come si è modificato a suo avviso il concetto di disabilità e l’importanza della riabilitazione in questi ultimi decenni?

Ad oggi, grazie a Istituzioni come l’INAIL, a tutte le federazione succedutesi negli anni e al Comitato Italiano Paralimpico uniti all’esempio dei risultati dei nostri atleti paralimpici, la disabilità non è più una parola sconosciuta di cui vergognarsi, ma rappresenta uno stato sociale di pari dignità. Il concetto di riabilitazione adottato all’epoca da Maglio, andava valorizzato e sottratto al pregiudizio che si trattasse solo di inutile e noiosa perdita di tempo. Anche l’elemento “noia” andava trasformato in divertimento; solo una motivazione stimolante poteva riuscire nell’intento; nasceva così la sport-terapia e la prima invenzione di Maglio fu l’avvio al nuoto per i primi atleti. Infatti portava le persone infortunate su un barcone al largo e le imbracava calandoli con un paranco in acqua per imparare a stare a galla e a nuotare. Il suo metodo riabilitativo era di lavorare su due versanti: potenziamento del corpo e delle sue capacità residuali (compresa quella della sessualità) e anche rafforzamento della volontà e della motivazione. Un’azione duplice, dove un aspetto poteva potenziare reciprocamente gli effetti dell’altro. Altro aspetto innovativo, poco, se non dichiarato mai, è l’introduzione di quella che oggi chiamiamo comunemente “terapia occupazionale”, viste le attività sportive, ludiche, ricreative e occupazionali che lui faceva praticare per favorire la serenità e la rinascita del paziente. Oggi, per quanto di mia conoscenza, viene praticata ma con metodi diversi, sempre importanti altrimenti non avremmo gli atleti paralimpici che abbiamo, grazie anche alla tecnologia avanzata, alle protesi, a carrozzine speciali frutto della ricerca che venne e tuttora viene effettuata al Centro Protesi INAIL di Vigorso di Budrio, Struttura di eccellenza internazionale fondata nel 1961. Non posso pronuciarmi ulteriormente in quanto non essendo medico non avrei titolo per specifiche analisi.

  • Quanto è stato importante questo cambiamento di prospettiva nello sviluppo del movimento paralimpico?

Sicuramente il Movimento Paralimpico ha potuto beneficiare di tutto ciò che Maglio aveva seminato, delle attività federali, della Fondazione S. Lucia, con il, ahimè defunto, Dott. Luigi Amadio che si avvalse anche dell’opera pioneristica di Antonio Maglio. 

Infine grazie all’operato del suo Presidente, avv. Luca Pancalli, il Movimento Paralimpico ha potuto dare un nuovo  e importante impulso alla crescita e conseguire i risultati che oggi sono all’attenzione del Paese.

  • Pensa che oggi il settore medico della riabilitazione abbia capito come la sport-terapia sia fondamentale nel progetto riabilitativo individuale?

Non credo che, ad oggi, il sistema di riabilitazione, nel suo complesso, abbia compreso l’importanza di tale intervento quale valore fondamentale e vitale nel progetto riabilitativo individuale, altrimenti il Movimento Paralimpico e le altre Federazioni aderenti riceverebbero tante richieste di Convenzioni. Ma non mi sento di attribuire responsabilità ad alcuno perché la Società deve ancora fare tanto: mancano impianti attrezzati, risorse per le persone disabili che intendono avvicinarsi allo sport, ISEE non conformi alla norma, risorse superiori a quelle attualmente in dotazione per fare formazione dei tecnici in genere.

Per raggiungere questi ambiziosi obiettivi dobbiamo fare più cultura per la disabilità e per lo sport paralimpico per sostenerne lo sviluppo; tutto ciò andrebbe a favorire il reinserimento/inclusione della persona disabile, con effetti benefici anche per l’economia del nostro Paese.

  • Se oggi dovesse aggiungere un capitolo ed un sogno alla visione di suo marito delle Paralimpiadi quale capitolo aggiungerebbe? 

Non è facile dare una risposta. Mi sento di suggerire però, grazie all’esperienza e alla partecipazione acquisite nel tempo, che un capitolo importante potrebbe essere rappresentato dal coinvolgimento più ampio del “pubblico” per supportare meritevoli istituzioni che si occupano di “Ricerca” quale potrebbe essere il Centro INAIL di Vigorso di Budrio, per favorire ulteriori e meritevoli sviluppi per la ricerca a tutto campo, protesica e tecnologica a beneficio di tutte le persone disabili.

  • Come vedrebbe oggi in questo nuovo sogno il futuro delle paralimpiadi?

Vorrei assistere a una Paralimpiade più evoluta frutto dell’impegno costante e non pietistico di una mirata comunicazione e soprattutto dalla promozione nelle scuole insieme alle parti sociali affinché si possa riuscire ad evidenziare, al mondo intero, quale volano di civiltà e integrazione sia lo Sport per tutte le persone disabili.

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