Ausili, ortesi e protesi: per un percorso condiviso e trasparente



di Raffaele Mazzocco

Come sappiamo l’Assistenza protesica è l’insieme di prestazioni, erogabili dal SSN, che comportano la fornitura di dispositivi (protesi, ortesi e ausili tecnici) destinati agli assistiti che necessitano di un’intervento di prevenzione, cura e riabilitazione di una invalidità permanente.
La materia è regolamentata a livello nazionale dal D.M. 27 agosto 1999, n. 332 “Regolamento recante norme per le prestazioni di assistenza protesica erogabili nell’ambito del SSN: modalità di erogazione e tariffe”.
Il Regolamento individua le prestazioni di assistenza protesica che comportano l’erogazione dei dispositivi riportati negli elenchi 1, 2 e 3 del Nomenclatore tariffario di cui all’Allegato 1 al Regolamento stesso.
L’elenco 1 comprende i dispositivi costruiti su misura e quelli di serie la cui applicazione richiede modifiche da parte del tecnico abilitato; l’elenco 2 contiene i dispositivi di serie la cui applicazione non richiede interventi di modifica e l’elenco 3 contiene gli apparecchi da acquistarsi direttamente da parte dell’Azienda Sanitaria.
Varato dal decreto ministeriale 332 del 27 agosto 1999 con l’intento di essere aggiornato ogni tre anni al massimo, contiene la classificazione di quello che il sistema sanitario concede in termini di ausili e affini.
Tuttavia ad oggi la priorità assoluta è che il nuovo nomenclatore venga varato al più presto
La storia si ripete: nel 2008 un nuovo nomenclatore stava per vedere la luce, all’ultimo momento fu frenato da funzionari regionali con la buona intenzione di tarare alcune imperfezioni, arrivò in extremis sul tavolo del ministro, fu firmato nel momento in cui cadeva il governo e non entrò mai in vigore perché ritirato dal governo successivo per ulteriori chiarimenti.
E già qui una prima curiosità all’italiana: mentre il nomenclatore attendeva il suo legittimo aggiornamento accompagnato da proclami, battaglie e tentativi disattesi, la definizione stessa di ausilio si è modificata, adeguandosi ai nuovi criteri proposti dall’Icf (la classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute). Il mondo è andato avanti, l’approccio alla disabilità è variato ed i prodotti messi a disposizione delle persone con disabilità dallo sviluppo tecnologico sono aumentati rimanendo chiusi fuori da una catalogazione obsoleta ancora in uso. Il ministro della Salute Lorenzin ha recentemente illustrato l’imminente varo del nuovo nomenclatore. Sarà la volta buona? Saranno messi a disposizione dei prescrittori tutti gli ausili in grado di soddisfare le esigenze di autonomia dei loro pazienti?
Le persone che possono aver bisogno di ausili sono purtroppo in costante aumento a causa di incidenti, di malattie e a seguito di diverse forme di invalidità provocate da patologie tipiche dell’età avanzata. Scegliere un ausilio tecnologico, personalizzarlo, addestrare l’utente al suo utilizzo, fare un follow-up di verifica, è un compito interdisciplinare che richiede operatori preparati, valutazioni cliniche e funzionali, psicologiche e sociali. Implica la partecipazione attiva dell’utente e della sua famiglia nel contesto di vita reale.
Questo richiede la necessità di provare gli ausili prima di prescriverli: ausili complessi e innovativi richiedono valutazioni concrete prima e al di fuori di vecchie logiche burocratiche.
Questa necessità a mio modo di vedere può essere soddisfatta solo dalla nascita di Centri ausili regionali o distrettuali: all’organizzazione e alle competenze che debbono avere per svolgere al meglio il loro delicato compito, ai servizi (di consulenza, formativi, informativi) che debbono erogare alle persone disabili ed agli operatori, alla dotazione di ausili che debbono possedere sia per le attività di addestramento e consulenza sia per eventuali servizi di prestito (ausilioteche), ai sistemi informativi per la raccolta, diffusione e analisi dei dati riferiti al loro lavoro ed utilissimi per la programmazione sanitaria. fuori del contesto del mercato;
Gli ausili non possono essere individuati e consigliati solo sulla base di materiale informativo, ma è necessario effettuare prove e valutazioni concrete prima di scegliere la soluzione più opportuna.
Per questo motivo il Centro Ausili deve dotarsi di un proprio corredo di ausili, il più possibile rappresentativo degli ambiti nel quale esso è specializzato (comunicazione, accesso
informatico, mobilità, ecc..).
Oltre a servire per le sperimentazioni dirette con l’utente, il parco ausili ha spesso anche la valenza
di mostra o laboratorio a fini di attività d’informazione e formazione, che siano previsti supporti di competenza sia per gli operatori addetti alla prescrizione sia per quelli preposti alla gestione dei percorsi di acquisizione degli ausili da parte del Sistema Sanitario.
L’altra necessità è quella di creare un albo regionale e nazionale di prescrittori sia di strutture pubbliche che private accreditate.
Troppe volte ho assistito alle vicissitudini di poveri pazienti che avevano avuto prescritto un ausilio, una ortesi o una protesi da medici di strutture accreditate o da specialisti di altre regioni che non riuscivano ad avere una prescrizione su modelli aziendali da medici del sistema Sanitario Regionale che poco o nulla sapevano della loro menomazioni e disabilità.
Infine lo snellimento delle procedure di autorizzazione. Troppo spesso succede che nei centri di autorizzazione distrettuali sono presenti medici anziche amministrativi che invece di valutare i requisiti per l’erogazione degli ausili entrano nel merito delle prescrizioni con conseguenti disagi per i pazienti , aumenti dei costi per il ricorso ad ausili sempre più complessi, e perdita della autonomia prescrittiva del medico.
La soluzione a quanto sopra può essere la proposta di una modulistica nazionale per la prescrizione e l’ inserimento nel Sistema TS (Ricetta Dematerializzata) di tutti gli ausili, ortesi e protesi riportati nel Nuova Nomenclatore, con relativi codici, così come accade per i farmaci e le prestazioni sanitarie.

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  1. Buon giorno, altro problema importante è quello dato dalla formulazione di linee guida regionali o aziendali che hanno solo come scopo quello di contenere la spesa e di non seguire un progetto riabilitativo personalizzato. Pensare nei termini: <> non fa parte della cultura riabilitativa e mi chiedo spesso come fare per superare questo ostacolo.
    Personalmente corredo, molte volte, la mia prescrizione con una relazione dove si spiega il razionale di certe scelte. Ma, si sa, non sempre ce ne è il tempo. Saluti.

    1. Caro Paolo
      fai bene a fare la relazione per spiegare una prescrizione nell’ambito del Progetto Riabilitativo Individuale anche se la mia storia mi ha insegnato che non sempre va in mano a chi la può realmente apprezzare in quanto a volte si trovano dei burocrati che si attaccano alla norma letteralmente senza capire il vero significato del ruolo dell’ausilio nell’ambito del percorso riabilitativo.
      Nella mia esperienza personale mi sono capitate situazioni in cui non venivano autorizzate per le Persone con lesione midollare materasso e carrozzina perché si riteneva che il paziente dovesse stare o sempre sdraiato o sempre seduto.
      Ecco perché è importante, come dici tu, la presenza del Fisiatra in un percorso con un ausilio

  2. Il dottor Mazzocco ha ottimamente messo in risalto una serie di criticità relative al sistema ausili, all’interno del mondo della riabilitazione. E non potrebbe essere diversamente, perché unicamente lavorando a stretto contatto con le necessità delle persone con disabilità, in un ruolo di responsabilità, si può comprendere appieno ed essere propriamente consapevoli del significato fortemente riabilitativo che la prescrizione di un ausilio assume e si può avere costantemente il polso della situazione di un sistema complesso’ dove il rischio inappropriatezza é sempre alto, se lasciato nelle mani della improvvisazione e della burocrazia fine a se stessa. Anche le osservazioni del collega Buttino ettono in risalto come spesso si cerchi di utilizzare una presunta scientificità al solo scopo di ridurre la spesa. In effetti credo non sfugga a nessuno che la spesa debba essere controllate in modo da evitare abusi, la non congruità prescrittiva, ed in alcuni casi la mancanza di un reale significato riabilitativo, ma vanno sempre distinti i piani della competenza e della appropriatezza con quello delle valutazioni economico-finanziarie, senza usare il primo in modo falsamente strumentale. Il ricorso alle cosiddette linee guida aziendali nasconde, come stato ben evidenziato, invece spesso una modalità di riduzione della spesa basato su inutili “copia ed incolla” e su tagli indiscriminati ed a pioggia, che colpiscono inevitabilmente proprio i più meritevoli di interventi riabilitativi. Il vero problema è però una mancanza di iniziativa, che dobbiamo registrare negli ultimi anni, nel mondo scientifico, in questo settore, per cui le associazioni dei produttori spesso restano le uniche a proporre iniziative di dibattito e di approfondimento, ma manca una iniziativa coerente e costante dal mondo fissatrico. Credo che questo è il vero gap da superare per non lasciare un settore così importante nelle mani unicamente degli amministratori locali o dei produttori .

    Domenico Uliano

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