Osteopatia: lo stato dell’arte in Italia

Anno: 2024 - Vol 9 / Fascicolo: 17 / Periodo: ott-dic

Autori:

Giovanni Santangelo

Direttore Sanitario Centro di riabilitazione accreditato Cefim  Caserta

ANF – Associazione Nazionale Fisiatri


In conseguenza dell’imminente esordio sul campo universitario delle nuove Lauree in Osteopatia e in previsione di ulteriori dubbi che possono/devono assalire i poveri assistiti, sempre più inondati di figure professionali che non sempre hanno un ruolo e competenze inequivocabili, si è pensato che potesse risultare utile qualche chiarimento dal momento che quando si parla di Salute la chiarezza è d’obbligo.

Il termine “Osteopatia” è stato coniato dal suo fondatore, il chirurgo americano dr Andrew Taylor Still, che alla fine del XIX secolo scoprì le relazioni esistenti tra l’equilibrio funzionale dell’insieme delle strutture del corpo e la salute.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Osteopatia è una terapia che ha lo scopo di supportare la funzionalità fisiologica del corpo tramite l’utilizzo di una varietà di tecniche manuali non invasive.

L’osteopatia, recentemente individuata tra le professioni sanitarie, si avvale di un approccio esclusivamente manuale che ha come scopo il miglioramento dello stato di salute della persona.

In Italia è stata normata ufficialmente dall’art. 7 della legge 3/2018 e con il decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 7 luglio 2021.

Si evince da tali normative che l’osteopata è il professionista sanitario, in possesso di laurea triennale universitaria abilitante o titolo equipollente e dell’iscrizione all’albo professionale, che svolge in via autonoma, o in collaborazione con altre figure sanitarie interventi di prevenzione e mantenimento della salute attraverso il trattamento osteopatico di disfunzioni somatiche non riconducibili a patologie, nell’ambito dell’apparato muscolo scheletrico.

L’osteopata, in riferimento alla diagnosi di competenza medica, e all’indicazione o la controindicazione al trattamento osteopatico effettua la valutazione osteopatica attraverso l’osservazione, la palpazione percettiva ed i test osteopatici per individuare la presenza dei segni clinici delle disfunzioni somatiche del sistema muscolo scheletrico.

In particolare, attraverso il trattamento manipolativo osteopatico della disfunzione somatica, si occupa di ripristinare la funzionalità perduta a causa di un trauma o di una condizione patologica.

L’Osteopata non utilizza quindi approcci farmacologici o strumentali, che restano di esclusiva pertinenza del laureato in medicina e chirurgia, ma molto spesso collabora con diversi altri professionisti della salute per la gestione del benessere del paziente.

Inoltre, l’approccio terapeutico osteopatico comprende anche il passaggio di informazioni e conoscenze al paziente per aiutarlo a prendere coscienza della propria condizione di salute.

L’osteopatia si occupa principalmente dei problemi strutturali e meccanici di tipo muscolo-scheletrico a cui possono però associarsi delle alterazioni funzionali degli organi e visceri, secondo il riconosciuto concetto della fascia.

Il tessuto fasciale è infatti organizzato come una rete tridimensionale che avvolge, sostiene, sospende, protegge, collega e divide la componente muscolare, scheletrico e viscerale del corpo.

Poiché in Osteopatia si ha una visione olistica del corpo umano, è valida anche l’idea contraria: un problema funzionale organico-viscerale può provocare dei dolori di tipo muscolo-scheletrico.

E tale concetto rientra tra quelli che il medico perfezionato o masterizzato in medicina manuale (R. Maigne) utilizza per effettuare una diagnosi.

L’osteopatia ha quindi un ruolo nella prevenzione e nel mantenimento della salute, e

può essere anche integrata, qualora il medico specialista lo ritenga, nei percorsi di cura e riabilitazione della medicina convenzionale (Decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 7 luglio 2021, allegato 1, art. 2).

Appare quindi evidente che il ruolo dell’osteopata è ben difforme da quello del medico chirurgo; di quest’ultimo è chiara la funzione diagnostica, prognostica e di cura, atti che non possono essere effettuati da nessun altro professionista sanitario o del benessere.

Risulta così palese la necessità di una corretta informazione al cittadino/paziente il quale deve sempre essere seguito e consigliato dal medico chirurgo per le necessità relative a patologie che necessitino di approfondimento diagnostico e terapia farmacologica.

In questo anno, quindi, sono stati attivati i primi corsi universitari triennali in osteopatia in varie parti del nostro paese.

La nuova normativa del MIUR e del Ministero della Salute infine sancisce che “nell’ambito della professione sanitaria dell’osteopata, il laureato è quel professionista sanitario che svolge interventi di prevenzione e mantenimento della salute attraverso il trattamento osteopatico di disfunzioni somatiche non riconducibili a patologie nell’ambito dell’apparato muscolo-scheletrico.

Nel dettaglio chi conseguirà il titolo accademico in osteopatia potrà “pianificare il trattamento selezionando approcci e tecniche esclusivamente manuali, non invasive ed esterne, adeguate al paziente”, ed eseguendole “in sicurezza e nel rispetto della dignità e sensibilità del paziente”, valutandone poi gli esiti (Decreto Interministeriale n. 1563 dell’1/12/2023).

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