L’INTERVISTA: Biagio Papotto, segretario nazionale CISL Medici



     Se tornasse indietro rifarebbe il medico ?

La risposta è convintamente SI. Il motivo ? Per passione, la stessa che spinge a studiare tutta la vita e superare gli enormi ostacoli che un medico ( qualsiasi medico ) deve affrontare, includendo in tale novero stipendi non adeguati, attrezzature spesso insufficienti, organizzazioni aziendali che vanno dal “disattento” al “vessatorio”. Passione. Da Ippocrate in poi…non è un lavoro che si fa. E’ una professione che si intraprende. In spirito di servizio verso la collettività.

     Lei si é distinto per la battaglia contro la violenza ai sanitari, con numerosi interventi, ma cosa pensa dovrebbe fare il Governo?

Forse la frase più corretta sarebbe stata : “Cosa avrebbero dovuto fare TUTTI i governi che si sono avvicendati ?”. La mia risposta è la stessa, comunque. Uno Stato civile deve garantire l’incolumità di ciascuno dei suoi cittadini. In caso questi siano nell’esercizio di un serivio pubblico e siano offesi, minacciati o addirittura aggrediti fisicamente, le norme punitive devono essere certe ed applicate senza possibili equivoci. Tutto – però – deve essere instillato PRIMA nelle menti dei cittadini. E’ innanzitutto un problema di cultura. Questo ha innescato l’attuale emergenza. Una classe politica che percorre la facile via del “divide et impera”, mettendo i propri cittadini gli uni contro gli altri, additandone alcuni come privilegiati e altri come vittime a seconda della propria campagna elettorale perpetua…è un retaggio del passato. Essa per prima deve essere eliminata dalla scena pubblica.

.     Secondo lei a che punto é la sanitá pubblica in Italia, anche  alla luce delle recenti bacchettate prese dal nostro sistema sanitario dall’OCSE?

 La sanità pubblica italiana è dispnoica, per usare un termine medico. Come per altre realtà del sistema dei servizi pubblici, si è perseguita per decenni una miope, scellerata visione dei tagli lineari, dei blocchi contrattuali; si è pensato al SSN come una spesa e non come un investimento. Le scuole mediche formano professionisti di eccellenza, che poi vengono mortificati dalla carenza di offerta di lavoro e dalle scarse retribuzioni pubbliche. Per non parlare delle “sirene” degli stati esteri, ai quali letteralmente regaliamo fior di medici, costosamente formati, che non mi sento di criticare se cercano all’estero o nel privato quelle soddisfazioni professionali – prima ancora che economiche – che la loro formazione merita. Però la CISL Medici grida con forza il proprio “J’accuse” ai politici che non fanno alcunché per evitare questa emorragia, vergognosa e letale per il nostro Stato.

    A proposito del  Decreto Appropriatezza e cosa ne pensa di quando a pagina 22 si parla di posti letto ospedalieri di riabilitazione estensiva prevalentemente UTILIZZATI PER I PAZIENTI CON PATOLOGIE DISABILITANTI ORTOPEDICHE? Si torna a parlare di categorie patologiche piuttosto che di PERSONE NEL LORO CONTESTO FAMILIARE-LAVORATIVO e SOCIALE.

Sono assolutamente contrario. La presa in carico del paziente è onnicomprensiva e la disabilità è una, sotto tutte le sue sfaccettature. La presa in carico del paziente con le sue disabilità e le sue comobilità, è una presa in carico multi professionale e multi disciplinare, con un setting adeguato uguale in tutte le unità operative riabilitative. E Le dico di più: i quattro codici della riabilitazione per i ricoveri post acuti, cod.56 / cod.75 / cod.66/ cod. 28 dovrebbero essere ricondotti ad un unico codice riabilitativo utilizzato in tutte le unità operative di riabilitazione ad esclusione del cod.28 solo nella fase acuta. E’ la scheda di dimissione (SDO) che diversifica il percorso che il paziente ha fatto all’interno della unità operativa in base alle sue disabilità e comobilità, come già detto pima, e quindi anche una diversa remunerazione. Non esiste una riabilitazione di serie A e una riabilitazione di serie B: esiste la riabilitazione. E mi spingo ancora di più, il sistema di remunerazione delle prestazioni dovrebbe cominciare ad essere valutato solo sugli obbiettivi raggiunti a medio e lungo termine, in base alle autonomie raggiunte dai pazienti. Comunque è un argomento che necessita di essere approfondito a 360°, io sono a disposizione.

    Cosa pensa della recente creazione della Consulta permanente delle Professioni sanitarie e socio-sanitarie?

E’ un aspetto positivo se questa consulta porta a dei risultati, ma se questo serve solo a prendere tempo e a creare ancora più confusione, potrebbe non essere una cosa utile. Penso che nessuno di noi voglia lavorare in un ospedale o in un territorio, se non vi sia la massima collaborazione con le nuove figure professionali, ognuno con le proprie competenze, nel solo e unico interesse della cura del paziente.

     Come cercare di avere una sanità nazionale piuttosto che 21 sanità locali?

“Cum grano salis”… Non serve essere scienziati, non occorre inventare alcunché. 150 anni fa Otto Von Bismarck intuì che occorreva un sistema sanitario pubblico efficiente. 80 anni fa Lord Beveridge asseriva che una popolazione sana rende uno stato in salute ( aveva teorizzato anche la piena occupazione, si figuri…). Un governo appena-appena degno di tale nome oggi dovrebbe solo garantire un SSN equilibrato. Compiere cioè una ricognizione costante delle situazioni regionali in essere correggendo soltanto quel che deve essere “rimesso in asse” ( scusi se a volte faccio il fisiatra…) perché in Italia la sacrosanta autonomia regionale non comporti una sanità pubblica parcellizzata, con italiani di serie A e di serie B. Un SSN equilibrato non dovrebbe neppure ipoteticamente vedere cittadini che si spostano di centinaia di km per prestazioni che dovrebbero essere assicurate ovunque e allo stesso modo.

     Cosa pensa  sia necessario fare nella sanità per combattere la corruzione (penso alle gare d’appalto con a volte connivenze con il mondo industriale e la gestione delle liste di attesa)  ed i troppi interessi economici dei singoli (spesso anche medici)?

Guardi…la “L” della sigla CISL significa “lavoratori”, e non “lavativi” o peggio ancora “lestofanti”. Come uomo e cittadino, prima che medico, ritengo che un sistema di “controllo civile”, come accade in molte democrazie estere, sia il miglior rimedio contro le azioni criminose che oltretutto sottraggono cifre da impiegare ben altrimenti. Trasparenza in ogni aspetto della vita sociale e lavorativa. Denuncia non appena si ha la percezione del reato. Non parlo dei colleghi che siano coinvolti. E’ un fatto sociale, non categoriale. I delinquenti in galera, gli onesti ben curati. Questa è l’unica stessa polare, della CISL Medici e mia personale.

.      

  Ritiene che nell’ultimo decennio sia dimita la capacitá della categoria medica di porsi come momento portante della sanitá, cedendo posizioni e funzioni a personale non sempre adeguatamente formato al ruolo dirigenziale? In particolare pensiamo alla dirigenza delle professioni o addirittura ai reparti ospedalieri senza medici?

 Non vorrei apparire banale, ma secondo la CISL Medici un sistema equilibrato DEVE avere le persone più adatte nei posti giusti. Non le citerò certo l’apologo di M. Agrippa, ma è un fatto che le smanie di risparmio di certa politica, che solleticano altre professioni sanitarie al solo scopo di spendere meno, fanno – in termini temporali neppure troppo lunghi – solo il male di tutti : medici, professionisti sanitari e – soprattutto – utenti. In poche parole : il male dell’Italia. E non esagero.

  Come vede la professione del Fisiatra fra 20 anni, ovvero in un mondo sempre più globalizzato e con una costante deregulation?

Una maliziosa premessa : mi piace pensare ad un’Italia del 2040 con cittadini sani, quindi con minor bisogno di ricorrere al fisiatra, in particolare, o al SSN in generale. Una popolazione che – facendo tesoro degli errori del passato e delle conoscenze scientifiche acquisite, possa vivere meglio e più a lungo, con un bilancio statale anch’esso più sano. Quindi un fisiatra medico specialista che abbia acquistato una capacità tecnica manageriale della salute del cittadino. Una presa in carico globale dei pazienti, che sia in grado di dare risposte, utilizzando la sua formazione medica specialistica e tutta la tecnologia a disposizione fra 20 anni. 

Total
0
Shares
1 comment
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Related Posts

Iscriviti alla Newsletter!