L’ECO E IL MILLEPIEDI



 

di Morena Ottaviani

Caro Salvatore Calvaruso, non lascerò che le tue parole si dissolvano nell’atmosfera: almeno ti farò da eco nell’etere.

Parlo da ex ospedaliera, che decise di lasciare l’ospedale quando il decreto Bindi prese forma, limitando così la libertà di scelta di una intera categoria professionale ed insinuando il Virus della Diffidenza sia nei pazienti sia in alcuni colleghi, che scelsero di rimanere in ospedale. E mi preme sottolineare che da ospedaliera non ho mai fatto alcuna prestazione in regime privatistico: ero stipendiata e quindi, se in un momento tranquillo durante la mia guardia pomeridiana o notturna visitavo un paziente magari dimesso in passato per valutarne l’evoluzione clinica, perché farlo pagare? Ma le restrizioni non mi piacciono, e le insinuazioni subdole ancora meno.

Così mi affacciai nel mondo privato convenzionato e da allora ho più volte incontrato le manifestazioni cliniche del Virus della Diffidenza, che un po’ per volta hanno contribuito alla distinzione tra Fisiatri di serie A e Fisiatri di serie B. Tuttavia, de Sena è il primo che ha messo sotto i riflettori con estrema chiarezza che siamo tutti Professionisti ma, prima ancora che tali, siamo Medici e questo ci dovrebbe impedire di dubitare della nostra integrità reciproca.

Quella che combatte chi opera nel Privato è una battaglia quotidiana per contrastare la diffidenza dei pazienti: ancora oggi, dopo quasi vent’anni di attività del tutto priva di ombre nel Privato Accreditato, almeno due o tre volte alla settimana arriva il Diffidente di turno che tempesta di domande tendenziose gli addetti all’accettazione: “Ma …… poi le terapie devo pagarle?“. E allora giù tonnellate di parole per cercare pazientemente di far comprendere che negli istituti privati accreditati ci sono le medesime prestazioni che troverebbero in Ospedale, alle stesse condizioni economiche con, semmai, in aggiunta la possibilità di usufruire di ulteriori trattamenti che il SSN non rimborsa ma che non per questo sono meno validi, anzi….. Negli anni ho scoperto che, uno dei migliori metodi per rendere più chiaro il concetto, sta nel creare un parallelismo con i farmaci e la farmacia: in fin dei conti, il SSN rimborsa solo alcuni farmaci, i cosiddetti “salvavita” (ma che potremmo definire in modo comunque appropriato i “low-cost”), mentre tutti gli altri (che spesso sono i più efficaci) sono a carico dell’assistito.

La situazione che più ti ferisce è però quando lo screditamento, la diffamazione se vogliamo, proviene dagli stessi colleghi ospedalieri. E purtroppo anche questo è capitato. Spesso è sufficiente uno sguardo o una smorfia, altre volte parole che, pronunciate col tono giusto, insinuano il dubbio….. Che tristezza!

Eppure gli standard di qualità che definiscono ambulatori pubblici e ambulatori privati sono gli stessi. E quando Giustini nella sua risposta cita la formazione continua, pur saggiamente evidenziando che nel Privato è un must per mantenere la qualità professionale (oltre che per racimolare i famigerati Crediti, in assenza dei quali un provvedimento potrebbe essere la revoca dell’accreditamento), dimentica però che i Fisiatri del settore privato hanno molto raramente (praticamente quasi mai) uno sponsor cui rivolgersi per sostenere i costi indubbiamente elevati che la formazione comporta: quasi sempre sono gli stessi Fisiatri a sostenere le spese di questi corsi. Certo, questo rappresenta sicuramente un incentivo a scegliere con attenzione i corsi cui partecipare, ma costituisce sempre una voce importante nei bilanci personali, anche perché l’assenza per impegni congressuali dall’ambulatorio significa lavoro in meno con tutte le conseguenze correlate.

L’Accreditamento, dicevamo quindi, è “Istituzionale” e pertanto fondato su una serie di requisiti che sono i medesimi per il pubblico così come per il privato. In più nel privato esiste per il paziente la possibilità di usufruire di trattamenti esclusi dal SSN attraverso l’invenzione dei LEA. Ma essere “fuori LEA” non significa essere inefficace, e lo dimostra il fatto che sia le assicurazioni private sia l’INAIL rimborsano ai loro assistiti queste prestazioni. Si tratta della solita mezza verità all’italiana: il SSN non ha il coraggio di ammettere apertamente che le attuali scarse risorse economiche non consentono di rimborsare tutte le prestazioni, e così come la volpe dice che l’uva è acerba, anche il SSN dice che quelle terapie non “sono essenziali”, non servono. Qualcuno però dovrebbe avere il coraggio di affermare che invece sono quasi sempre le terapie escluse dai LEA quelle che consentirebbero di accorciare i tempi di recupero (non a caso un ente come l’INAIL, il cui obiettivo primario è la rapida guarigione dei propri assistiti, rimborsa eccome queste terapie): nessuno ha il coraggio di affermare che inserire queste terapie nel PRI permetterebbe alla fine del percorso riabilitativo un risparmio, anche notevole.

Parliamo di risparmio da parte del SSN, ma vogliamo parlare anche, ad esempio, di tutti quegli interventi ortopedici che linee guida più che rispettose dichiarano come inutili ma che si continuano a fare perché quello che conta sono i numeri? E parliamone un po’! E noi fisiatri sappiamo benissimo quanto siano superflui e costosi alla fine del processo clinico-terapeutico….. Ma di questo la spending re-view non si occupa. Questo non lo dice nessuno. Forse perché il “Barone Chirurgo” non si tocca, e nemmeno il Barone Ospedaliero, anche se Fisiatra….. Però, il “conflitto di interesse” ed il “legittimo sospetto” si applicano solo a chi lavora nel privato.

Hai ragione, mio caro Collega, ad affermare che dovrebbero esserci un Sindacato di categoria ed una Società scientifica a tutelare la nostra Professione e la nostra Professionalità. Di tutti, a prescindere dalla propria collocazione lavorativa. Purtroppo la latitanza su questi argomenti (come su altri, del resto) è sfacciata. Sono consapevole che i temi sono complessi e gli spunti a tratti anche azzardati, al limite dell’impopolarità, ma sarebbe veramente ora che sparissero tutte le divisioni interne alla nostra categoria e che emergessero risultati concreti. Invece ci comportiamo come un millepiedi, che si dirige ovunque senza riuscire a spostarsi di un millimetro ma rischiando solo di spezzarsi.

Appunto, che tristezza….

 

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  1. La Collega fa alcune riflessioni che condivido ,molto serie ed importanti su alcuni punti essenziali :
    – La libera professione intramoenia ha minato alla base il modello di Ospedale costruito con la Riforma Sanitaria e fondato prima di tutto sulla scelta di alcuni medici per il Tempo Pieno, ed è stata solo un metodo per bloccare gli stipendi degli ospedalieri e costringerli a fare concorrenza a se stessi. E’ stato il canale per importare negli Ospedali il peggior modo di intendere e praticare la professione “privata”. Oggi molti anche nel mondo politico si rendono conto che non solo non abbatte le liste d’attesa ma talvolta le favorisce e le sfrutta.
    -Ancora nel SSN (non solo nella nostra Disciplina ) non si riesce a ragionare seriamente di parità nel Servizio Pubblico tra presidi a gestione diretta delle ASL e presidi in regime di accreditamento/convenzione di standard e di criteri di qualità delle prestazioni ( ambienti, attrezzature,procedure, documentazione, presenza di professionisti e di medici specialisti …..) e quindi ragionare con serietà anche di Tariffe adeguate.
    -Se non riusciamo ad affrontare con decisione il punto critico di dare massima credibilità alla presenza ed attività specialistica del Fisiatra fuori dagli Ospedali (quindi anche nelle strutture private , accreditate o meno ) rispetto ai Diritti dei pazienti che solo in tal modo possono esser compiutamente ed efficacemente rispettati in ogni condizione di Disabilità (dalle minori e transitorie alle più importanti e complesse ) per tutta la loro Vita, rischiamo di perdere ogni credibilità anche dentro le strutture universitarie ed ospedaliere dove qualche passo avanti lo abbiamo pur fatto negli ultimi decenni. Senza una Rete riabilitativa unitaria (come cultura, competenze, metodologie e standard di lavoro ) che copre il territorio ed i tempi della Vita, che senso avrebbe infatti parlare di Progetto Riabilitativo Individuale con al centro la Persona con le sue caratteristiche globali e soggettive di vita e di relazioni ?
    Il dibattito che questo Sito sta facendo crescere mi fa ben sperare per il futuro .

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